2021. Agenda Urbana Catanzaro, inaccessibilità Palazzo Fazzari

01/10/2021

I tre articoli che seguono, postati su Facebook da Luca Viapiana a inizio ottobre 2021  e poi diffusi dalla testata giornalistica Gazzetta del Sud, sono relativi al botta e risposta tra l’artista e Tonino de Marco (Responsabile programmazione Agenda Urbana Catanzaro). Si discute della mancata accessibilità alle sedie a rotelle di palazzo Fazzari, struttura cittadina ospitante un festival dedicato al design patrocinato dal Comune di Catanzaro.

Qualche giorno fa, a Catanzaro, si è conclusa la 6^ ed. del Materia Independent Design Festival. Il giorno prima dell’apertura al pubblico ho appreso che la manifestazione non sarebbe stata fruibile da persone in sedia a rotelle come me o con altre specificità, per via della totale inaccessibilità della location scelta per ospitare l’evento, Palazzo Fazzari. Già qualche anno fa, nel corso di Altrove Festival, mi ero trovato nella medesima situazione. Eppure l’ambito creativo dovrebbe essere per sua natura il più aperto, il più recettivo e trasversale. Anche in quella occasione avevo segnalato il tutto, e il fatto che io sia ancora qui a parlare la dice lunga sull’efficacia dei miei contributi. Perché di questo si tratta, di meri contributi al servizio di una coscienza condivisa, provenienti da una persona che vuole bene al luogo in cui è nato e che non accetta di vederlo arrendersi, avvalendosi della facoltà di non pensare. Materia è un Festival patrocinato e finanziato dal Comune di Catanzaro. Ragionevolmente parlando, la questione non doveva neanche sussistere: poiché il Palazzo non rispettava gli standard europei minimi di accessibilità, il Comune, di concerto con gli organizzatori dell’evento, avrebbe dovuto individuare a monte una diversa soluzione. Tutto qua, non credo servisse una commissione di esperti. Non ci sarebbe stato neanche bisogno di scomodare le Linee guida per il superamento delle barriere nei luoghi di interesse culturale (Gazzetta Ufficiale num. 114 del 16 maggio 2008). Legalmente parlando, il Comune di Catanzaro ha sostenuto ed organizzato una manifestazione utilizzando soldi pubblici ma mi ha negato arbitrariamente la possibilità di fruirne. Gli spazi ospitanti l’evento, di pertinenza comunale, sono stati recentemente ristrutturati dal Comune a sue spese. Nonostante la ristrutturazione sia costata 500.000 euro (400.000 per gli interventi strutturali e 100.000 per gli arredi), i locali sono totalmente sprovvisti di un sistema di accesso che rispetti la normativa imposta dalla Comunità Europea. I fondi utilizzati sono stati attinti da Agenda Urbana Catanzaro, “L’Agenda del cambiamento” che, incredibilmente, per erogare la cifra “impone(va) all’Amministrazione Comunale di destinare in via prioritaria l’immobile ad una funzione di inclusione sociale in linea con gli obblighi imposti dal POR 2014/2020”. Ciò va ad aggravare la posizione di un’Amministrazione che ha investito su una struttura senza peró renderla accessibile e quindi fruibile dalla collettività tutta. Di chi è la responsabilità di queste scelte? Parliamone. Ho subito per l’ennesima volta un danno ingiusto passibile di risarcimento e agevolmente accertabile nelle sedi opportune ex art. 2043 Codice Civile. Ma perché? Visto che è difficile anche solo discuterne, ed in genere mi scontro con imbarazzati e imbarazzanti silenzi, alla luce dei fatti credo sia opportuno chiarire che io non sono un garantista che non vede l’ora di perder tempo dietro alle negligenze altrui, nè il portavoce di una minoranza. Io non sono un grattacapo dell’ultim’ora, nè un problema collaterale, nè, tantomeno, l’Altro. Io sono un cittadino pensante con doveri e diritti. Sono uno che non si è mai risparmiato, nel tentativo di offrire alla sua città la sua parte migliore, senza mai chiedere un euro a nessuno, e mi fanno sorridere le scuse goffe di chi dice di capire mentre pone in essere comportamenti che vanno a consolidare uno status quo obsoleto. Ogni episodio di mancata percezione dell’Individuo non ha nulla di episodico, anzi, racconta qualcosa di molto più ampio, racconta l’ennesima occasione che la Comunità ha perso. Perché anche le dinamiche granitiche di un contesto sociale che non vuole affrancarsi da se stesso, e tira avanti rinnovando ciclicamente i propri strumenti di autoconservazione, si sgretolerebbero dinanzi alla potenza creatrice di un gruppo di Individui che scegliesse di scegliere. E tutti noi dovremmo averlo capito da tempo.

Luca Viapiana 

 

Caro Luca, condivido totalmente la tua delusione e la tua battaglia per l’abbattimento delle barriere architettoniche che è battaglia di civiltà e di vivibilità urbana che interroga la coscienza e l’impegno di tutti. Da persona che ha avuto la responsabilità della programmazione di Agenda Urbana mi tocca però qualche precisazione per evitare commenti ingiustificati e frettolosi. Palazzo Fazzari è rientrato nella programmazione di Agenda Urbana che ha consentito il recupero di un bene architettonico di pregio altrimenti abbandonato, ma purtroppo stiamo parlando di un bene storico tutelato dalla Soprintendenza allocato al 2^ piano il cui unico accesso è consentito da una scala storica stretta che non può essere ristrutturata. Ciò nonostante è stato realizzato un ascensore autorizzato dalla Soprintendenza che serve proprio per garantire l’accessibilità ai disabili e agli anziani all’edificio. Purtroppo l’ascensore per problemi tecnici e condominiali non è ancora definitivamente collaudato ed usufruibile e lo sarà tra poco tempo per l’utilizzo a regime definitivo di Palazzo Fazzari. L’utilizzo provvisorio di Palazzo Fazzari per l’esposizione di “Materia “ che ha voluto valorizzare la riqualificazione di Palazzo Fazzari si scontrava purtroppo con il limitato utilizzo dell’ascensore, che mi rendo conto ha comportato le limitazioni che tu hai correttamente evidenziato, e che erano state poste all’attenzione degli organizzatori della manifestazione all’atto della concessione. Ti confermo che l’accesso al Fazzari è previsto secondo le norme di accessibilità e l’utilizzo definitivo dell’immobile per la sua finalità di inclusione sociale, come hai giustamente ricordato, è infatti condizionato al completamento degli arredi e del definitivo collaudo dell’ascensore che già esiste. Palazzo Fazzari come è noto e risulta con chiarezza sul sito dedicato del Comune pet Agenda Urbana è destinato ad ospitare oltre gli uffici di Agenda Urbana la sede dell’Agenzia comunale per il social housing e l’Urban Center ed il Laboratorio di partecipazione Urbana , oltre che una esposizione delle opere del maestro Amelia, e lo sarà nel pieno rispetto delle nome e di accessibilità che ovviamente hanno dovuto fare i conti con la particolarità architettonica e storica dell’immobile che limita le possibili ristrutturazioni . Penso che questa precisazione sia necessaria proprio per valorizzare la tua battaglia per l’accessibilità, ma anche per evitare ingiusti commenti di chi non conosce a pieno lo stato dell’arte dei lavori di ristrutturazione. Ti ricordi inoltre che Agenda Urbana ha previsto uno specifico investimento per l’abbattimento delle barriere architettoniche per l’accessibilità dei disabili. Ti ringrazio perché il tuo appassionato intervento ha consentito di rimettere al centro dell’attenzione di tutti il tema dell’accessibilità in una Città’ che in genere lo ignora a tutti i livelli. Grazie per la tua passione e il tuo

Impegno che è stimolo fondamentale perché una pianificazione urbana sia sempre centrata sugli obiettivi fondamentali della accessibilità e della sostenibilità. Un caro saluto

Torino de Marco

 

Responsabile programmazione Agenda Urbana Catanzaro

Buonasera Tonino De Marco e grazie per le parole che spendi nei confronti del mio operato. Trattandosi di temi sui quali è bene discutere con cognizione, la tua risposta mi impone alcune precisazioni necessarie. La normativa che regola l’abbattimento delle barriere architettoniche si rifà alla legge 13/89 e al suo regolamento di attuazione, il D.M. 236/89. Qualche anno più tardi, con la legge 104/92 ed il D.P.R. 503/96, questa normativa è stata estesa anche agli edifici pubblici, con procedure semplificate per l’adeguamento degli edifici culturali (previo consenso della Soprintendenza). Spesso si ritiene erroneamente che le norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche possano essere applicate in accezione restrittiva agli immobili “vincolati”, in quanto gli interventi potrebbero essere lesivi delle caratteristiche storico artistiche del bene tutelato. Non è proprio così. Semplicemente, in caso di edifici preesistenti al 1989 come Palazzo Fazzari, la normativa (DM 236/89, artt. 4.1.12 e 8.1.12) prevede una deroga riguardo le dimensioni del vano corsa e della cabina ascensore, deroga che consente, in caso di impossibilità di installare impianti di dimensioni superiori, di optare per un impianto più piccolo (rispetto agli standard previsti per le nuove costruzioni) che rispetti però una misura minima della cabina pari a 1,20 m di profondità e 0,80 di larghezza, con uno spazio antistante alla porta di 1,40 x 1,40 m. L’ascensore a cui fai riferimento, di cui ho preso visione e che non può accogliere alcuna carrozzina, non rispetta minimamente questi standard e se ti va possiamo incontrarci e misurarlo assieme. Perdona la franchezza ma quando affermi che dopo il suo imminente collaudo questo ascensore potrà accogliere “anziani e disabili dell’edificio” dici un’autentica assurdità. Non riesco poi a capire come tu possa dirmi in modo sibillino che “le limitazioni erano state poste all’attenzione degli organizzatori della manifestazione all’atto della concessione”, organizzatori che credo dovrebbero prendere una posizione. Marco Polimeni, Domenico Garofalo e Giuseppe Anania. E perché, allora, la concessione è stata data? Il Decreto Presidenziale 24/07/1996, n. 503 art. 19 statuisce che negli edifici esistenti di interesse culturale siano consentite alcune deroghe nel caso in cui le opere di adeguamento costituiscano pregiudizio per i valori storici ed estetici del bene tutelato ma in ogni caso il soddisfacimento del requisito di accessibilità va realizzato attraverso opere provvisionali (meglio se realmente utilizzabili, aggiungo io) oppure, in subordine, con attrezzature d’ausilio e apparecchiature mobili non stabilmente ancorate alle strutture edilizie. Come sai bene a Palazzo Fazzari non c’è nulla di tutto ciò. Tonino, apprezzo la tua analisi puntuale, ma essa non cambia di una virgola le mie considerazioni ampiamente argomentate. Come sempre in queste occasioni registro una serie di giustificazioni ex post che gli addetti ai lavori si trovano costretti, loro malgrado, a fornirmi. Rimangono i fatti, che a questo punto tutti conosciamo. E anche sulla base della tua ricostruzione, i fatti dicono che, comunque sia, una piccola minoranza di amministratori e operatori culturali ha ancora una volta avuto l’arroganza di ritenere che l’esclusione a priori di una parte di popolazione fosse solo un piccolo problema collaterale assolutamente accettabile e trascurabile. Ed è questa superficiale accettazione che mi risulta odiosa, perché manifesta un costume fatto di prepotenza, o, nella migliore delle ipotesi, di incompetenza. Nonostante da anni le mie segnalazioni non conducano a vere soluzioni, e “l’Agenda del cambiamento” di cui oggi discutiamo ne è l’ennesima prova, rimango intimamente convinto che il silenzio sarebbe una mostruosa forma di accondiscendenza e il moto di indignazione che accompagna la mia segnalazione testimonia l’esistenza di una maggioranza di persone perbene che ritiene inaccettabile un privilegio quando, a discrezione di alcuni, ne è l’esclusiva destinataria.

Luca Viapiana